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«Aldo Moro, è stato un uomo pervaso dall’amore e dal rispetto per la democrazia e per lo Stato, animato da spirito di libertà e di solidarietà». Lo ha ricordato il presidente Sergio Mattarella parlando in occasione del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo, che ricorre oggi, 9 maggio, una data che ha segnato una delle pagine più cupe della storia italiana e che ha unito in un tragico destino, uno statista e un giornalista.

Era il 9 maggio del 1978 quando a Roma, in via dei Caetani, fu trovato il corpo nel bagagliaio di una Renault 4 del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse dopo una prigionia di 55 giorni, durante la quale i brigadisti richiesero invano uno scambio di prigionieri con lo Stato italiano. Ed era lo stesso giorno di 45 anni fa, quando l’appena trentenne giornalista e attivista siciliano, Peppino Impastato, venne condannato a morte da Cosa Nostra per il suo impegno contro la mafia, martoriato e immobilizzato sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, Peppino venne fatto saltare in aria con una carica di tritolo. Erano gli Anni di Piombo, Moro e Impastato sono il simbolo della lotta al terrorismo e alla mafia di un’Italia che ricorda ancora l’orrore di quei giorni.

La Repubblica italiana con la legge 4 maggio 2007 riconosce il giorno 9 maggio, Giorno della Memoria” delle vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice, ed è in questa occasione che i nostri ricordi vanno alla strage di Capaci, di via d’Amelio e di tanti altri eccidi che avevano trasformato Palermo e la nostra Sicilia nella Beirut della guerra civile.

Il COPPEM, che promuove la cooperazione internazionale e lotta contro il terrorismo e l’estremismo violento che violano i diritti umani e le libertà fondamentali di gruppi e individui, annovera tra le numerose iniziative, l’organizzazione, con il contributo dell’allora Procuratore capo della Repubblica di Palermo, Francesco Lo Voi, un incontro tra magistrati arabi, europei e israeliani sul tema riguardante i legami tra la criminalità internazionale e le connessioni con il terrorismo, sempre più evidenti, cosi come emerso dagli interventi dei togati, che hanno evidenziato come le inchieste giudiziarie di questi ultimi anni mostrano il legame perverso tra mafia e terrorismo, una relazione criminale che si è internazionalizzata riciclando denaro di illecita provenienza e finanziando movimenti fondamentalisti di paesi del Corno d’Africa e arabi.

Proprio per tali ragioni, stiamo riproponendo una riunione internazionale tra magistrati europei arabi ed israeliani che contrastano il terrorismo, per sensibilizzare la Lega araba e l’Ue affinché sinergicamente possano avere una più intensa collaborazione ed una strategia mirata alla lotta delle organizzazioni terroristiche.

Il COPPEM, inoltre, ha già raccolto le adesioni dei suoi membri arabi, europei e di Israele a supporto della candidatura del capoluogo siciliano, quale sede dell’Amla, l’Autorità europea per la lotta contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, di prossima istituzione, un lavoro congiunto tra Regione Siciliana e Comune di Palermo che ha visto già la costituzione di un Comitato tecnico, nella sede di Palazzo delle Aquile, che seguirà il percorso della candidatura.

Palermo, è stata per anni tristemente famosa per essere stata capitale della mafia, pagando un debito di sangue innocente. Poi, finalmente, la svolta. Parte dalla Sicilia, parte da Palermo la ribellione morale ed etica che contribuisce alla rinascita della legalità e del rispetto delle leggi. Palermo, è la città di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è la città di tante donne e tanti uomini delle forze dell’ordine, della politica e della società civile che sono stati uccisi per essersi opposti ai mafiosi. Palermo, merita per tali ragioni di essere sede de “L’Autorità europea per la lotta contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo”. Non riconoscerlo sarebbe un atto di ingiustizia nei confronti di noi siciliani.