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Mutilazioni genitali femminili: una politica di tolleranza zero

La violenza sessuale e di genere contro le donne e le bambine, inclusa la Mutilazione Genitale Femminile (MGF), è una violazione della loro salute, integrità e dei diritti umani.

La pratica, radicata nella disuguaglianza di genere, tenta di controllare la sessualità delle donne e di proteggere l’onore della famiglia garantendo la verginità fino al matrimonio e la fedeltà, inoltre, conferirebbe alle giovani donne lo status di idoneità al matrimonio.

Una tortura quella della mutilazione genitale che alcune culture vedono come un rito di passaggio alla femminilità, altri lo praticano per controllare il piacere di una donna o come un modo per migliorare l’igiene e l’estetica, la maturità sessuale e l’appartenenza sociale. Di fatto, dall’Africa e dall’Europa orientale ai paesi arabi, all’Asia e all’America Latina, la rimozione dei genitali femminili esterni è una pratica abominevole sorprendentemente diffusa e che ha radici storiche in migliaia di anni di disuguaglianza di genere.

Oggi 6 febbraio si celebra la Giornata internazionale della tolleranza zero alle Mutilazioni Genitali Femminili, designata nel 2012 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite come una giornata di sensibilizzazione per espandere e guidare gli sforzi per eliminare questa violenza profondamente radicata nelle tradizioni culturali di tutto il mondo e che ha già colpito oltre 200 milioni di ragazze e donne, un numero che continua a salire, un fenomeno la cui eradicazione è necessaria per l’emancipazione di migliaia di bambine, donne del domani. Un taglio di dolore e sangue che ha un grave impatto sulla salute sessuale e riproduttiva di donne e bambine sottoposte ad effetti psicologici insidiosi a problemi comportamentali, stress e disfunzione sessuale, oltre al rischio di emorragia post partum, morte fetale e infezione da HIV.

Il tema del 2023 è “Collaborare con uomini e ragazzi per trasformare le norme sociali e di genere per finire la FGM”, perché sono le norme sociali ad influenzare direttamente il modo in cui le donne percepiscono il proprio corpo e il modo in cui si relazionano e interagiscono con gli altri.

Le norme sociali costituiscono la forza principale che guida questa pratica violenta che si incarna nella paura dello stigma sociale, norme stratificate e complesse in tutte le aree geografiche che condonano la mutilazione genitale femminile, il che rende doppiamente difficile affrontare il problema e il cambiamento a livello globale. E’ dunque importante riconoscere le complesse interazioni tra le donne, la loro famiglia e la comunità per comprendere il modo in cui le norme sociali influenzano, una base per il diritto delle donne ad essere libere, trattate con rispetto e per garantire che i loro diritti non siano violati.