Il dialogo interreligioso approda alla Conferenza sul futuro dell’Europa
Continua l’impegno del COPPEM sulla sponda del dialogo tra le religioni e tra le culture. Approfittando dell’opportunità offerta dalla “Conferenza sul futuro dell’Europa”, lo scorso 11 marzo il COPPEM ha organizzato un momento di confronto tra rappresentanti delle organizzazioni della società civile e delle associazioni religiose operanti nell’ambito interculturale. L’evento “In nome dell’Uomo: lo sguardo di fede per una convivenza pacifica nel Mediterraneo. Il ruolo dell’Europa nelle politiche locali di inclusività interreligiosa” muove dalla volontà di affrontare la questione religiosa trascendendo il piano meramente teologico e soffermandosi invece sui suoi aspetti immanenti. Riconoscere la fede, non solo come pratica intima e spirituale, ma piuttosto come bisogno concreto dell’esperienza sociale è a nostro avviso imprescindibile per costruire città inclusive e rispettose dei diritti umani. L’incontro, moderato da Ilaria Puccio del COPPEM e presieduto dalla prof.ssa Anna Pia Viola, filosofa e teologa docente alla Facoltà Teologica di Sicilia, ha visto la partecipazione di rappresentanti dell’associazione Mondinsieme, della Consulta delle Culture di Palermo, dell’ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della diocesi di Agrigento-Lampedusa, ma anche di accademici e di docenti universitari. L’iniziativa è stata inserita nel quadro della “Conferenza sul futuro dell’Europa”, un “contenitore” di eventi volti a stimolare la riflessione dei cittadini su tematiche prioritarie per l’Europa e a raccogliere loro proposte da sottoporre al vaglio delle istituzioni europee. In linea con lo spirito della “Conferenza”, la riflessione comune dei partecipanti all’evento targato COPPEM ha preso le mosse dall’inusuale domanda “che ruolo può giocare l’UE nel supportare le Autorità locali per una piena transizione interreligiosa?”. Le proposte sono state varie e articolate, ma la maggior parte di esse si è coagulata attorno al tema – e al bisogno – dello “spazio”: lo spazio per la preghiera, lo spazio per la condivisione e lo spazio per il dolore. Emerge, in prima battuta, l’avvertimento della carenza nelle città italiane – l’evento si è focalizzato sull’esperienza nazionale – di spazi di culto che possano dirsi tali, che rispondano ad esigenze estetiche oltre che a criteri nudamente pratici, facendo sentire i fedeli accolti nei loro diritti e non semplicemente beneficiari di concessioni dall’alto. È quanto sottolinea Rania Abdellatif, rappresentante dell’associazione Mondinsieme di Reggio Emilia. Questo aspetto è avvertito come nodo cruciale anche dal presidente della Consulta delle culture di Palermo, Kobena Ouattara Ibrahima, il quale fa notare come adeguati luoghi di preghiera cementino la coesione sociale e impediscano potenziali rischi di emarginazione e radicalizzazione. Allo spazio per la preghiera si aggiunge lo spazio per condividere. L’idea di una Summer School annuale, possibilmente itinerante, che, al di là dell’essere importante momento formativo, possa costituire concreta esperienza di convivenza, fonte da cui scaturiscono relazioni reali tra persone reali è stata avanzata da più parti. Ma lo spazio di condivisione è stato inteso da alcuni relatori – è il caso della prof.ssa Pepi, docente all’Università degli Studi di Palermo – anche in una dimensione dialogica con il passato. Ecco allora che più volte è emerso il riferimento alla necessità di valorizzare il patrimonio urbano – antichi luoghi di preghiera ebraici, ad esempio – per restituire alla comunità cittadina il senso di un retaggio passato che è ricchezza comune. In ultimo, ma non da ultimo, lo spazio per il dolore o, per meglio dire, per esperire il dolore secondo pratiche di conforto che siano congeniali al fedele e alla sua cultura. Don Luca Camilleri, direttore dell’ufficio per il dialogo interreligioso della diocesi di Agrigento-Lampedusa, evidenzia a questo proposito le difficoltà dei cittadini di religioni diverse da quella cattolica ad accedere all’assistenza spirituale negli ospedali o nelle carceri, sottolineando, inoltre, come le pratiche di sepoltura cristiane non sempre coincidano con quelle in uso presso altre fedi e mettendo di conseguenza in risalto la necessità di accogliere i bisogni dei fedeli e dei loro cari anche in questo momento di lutto e di passaggio. Dalla rilevazione del bisogno di spazi e degli altri bisogni emersi, sono state elaborate proposte che saranno a breve pubblicate sulla piattaforma della Conferenza sul futuro dell’Europa, con l’auspicio che esse possano costituire un valido tassello per costruire l’Unione che sogniamo. Nel frattempo, i partecipanti all’evento non intendono fermarsi: unanime è la volontà di costituirsi come tavolo permanente di confronto e di dialogo per realizzare attività e iniziative di scambio interreligioso e interculturale. La partecipazione alla Conferenza sul futuro dell’Europa è solo il primo passo.