I 25 anni del Processo di Barcellona, si celebreranno, il 27 e 28 novembre, guardando al futuro sull’esperienza del trascorso. La pandemia ha cambiato la prospettiva, la crisi economica ha destabilizzato e determinato squilibri di finanza pubblica eccessivi, causando una recessione economica globale senza precedenti. Occorrerà ristabilire una politica di fiducia per rilanciare le imprese e per sostenere le popolazioni. Saranno due giorni di lavoro intenso e si parlerà di inclusione sociale, di incremento di posti di lavoro, di rafforzamento delle donne e dei giovani sul mercato del lavoro, di clima, ambiente e acqua. Lo ha detto Nasser Kamel, segretario generale dell’Unione per il Mediterraneo, per presentare il forum dell’UfM, che si svolgerà a Barcellona, con interventi online da tutta l’area Mediterranea e dall’Europa del nord.
Sono trascorsi 25 anni da quando l’obiettivo di creare una regione mediterranea di pace, prosperità e sicurezza, il 28 novembre del 1995, era stato centrato con la firma della Dichiarazione di Barcellona.
15 Paesi membri dell’Unione Europea e 12 mediterranei, con l’accordo siglato a Barcellona, avevano stretto un’alleanza basata sui principi comuni di partenariato, dialogo e cooperazione. Nero su bianco, dunque, per realizzare un grande progetto di trasformazione e ammodernamento, che avrebbe dovuto portare verso la modernizzazione dei Paesi partner del Mediterraneo, culla delle più importanti civiltà. Alla Conferenza di Barcellona presero parte i ministri degli esteri degli allora quindici paesi comunitari, i rappresentanti della Commissione e del Consiglio europeo e i ministri degli esteri dei paesi mediterranei non comunitari (Egitto, Algeria, Libano, Marocco,Giordania, Tunisia, Siria, Turchia, Israele, Cipro, Malta e Autorità Palestinese). La Libia rimase fuori dall’accordo, ma dalla Conferenza di Stoccarda del 1999, le è stato concesso lo status di osservatore. Successivamente, dopo l’allargamento dell’Unione europea, avvenuto nel 2004, Malta e Cipro, che partecipavano al processo come paesi terzi, divennero parte del processo come membri dell’Unione Europea. Con Conferenza di Barcellona, il Mediterraneo, partner commerciale importante per l’Ue, ha così assunto una nuova rilevanza e centralità e con l’approvazione della politica di vicinato, nel 2004, si è rafforzata la cooperazione bilaterale. Il Processo di Barcellona rimane il forum multilaterale del dialogo interreligioso, nonostante sia evidente, quanto l’irrisolto problema israelo-palestinese abbia pesato sulle prospettive di sviluppo di un vero dialogo euro-mediterraneo. Sotto il profilo politico, dunque, si è assistito al crollo delle aspettative collegate al processo di pace in Medio Oriente. Oggi ci si chiede se quel concetto di partenariato e quella strategia comune europea, stabiliti con dalla Dichiarazione di Barcellona, abbiano realmente risposto agli obiettivi delineati in tema di sviluppo economico, di scambio culturale e di sicurezza e stabilità.
La road map disegnata a Barcellona, non aveva tenuto in considerazione gli eventi destabilizzanti successivi, che hanno messo a nudo l’Europa. Con l’attacco alle Torri gemelle, nel 2011, quando la domanda di sicurezza era notevolmente accresciuta in tutti gli Stati europei, il quadro tratteggiato era stato piuttosto contraddittorio e frammentario, cosi come dopo la crisi irachena, l’Europa si era spaccata di fronte alla possibilità di una guerra preventiva, impedendo di trovare una scelta comune. L’instabilità causata dalla Primavera araba, la crisi migratoria e dei rifgiati e il terrorismo islamico, sicuramente hanno fatto vivere momenti di crisi europea, rendendola fragile e attacabile. La forte e fragile Europa, sul fronte strettamente finanziario, con la crezione, nel 2010, dell’area di libero scambio, ha mostrato un consistente impegno nell’assistenza finanziaria alla cooperazione euromediterranea. L’Ue, si è avvalsa di strumenti fondamentali, ha concluso accordi di associazione con i singoli Stati, dando vita ad un’ampia rete di relazioni politiche, economiche e sociali, finanzia progetti di sviluppo e ricostruzione attraverso la BEI, la Banca europea per gli investimenti e attraverso la Banca centrale europea, mantiene la stabilità dei prezzi, favorendo cosi la crescita economica. Gli ambiziosi obiettivi della Dichiarazione di Barcellona, hanno sicuramente incontrato notevoli ostacoli e le aspettative sono state disilluse in tema di salvaguardia di alcuni valori essenziali. Il Mediterraneo è lontano dall’essere un’area di pace e stabilità, ma l’Europa è stata scossa da una profonda crisi economica e si trova ad affrontare numerose sfide. E’ innegabile, però, che il partenariato euro-mediterraneo ha rappresentato nella politica dell’Ue un importante passo avanti e ha avuto l’ambizione di costruire uno spazio di pace e stabilità.