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COMITATO PERMANENTE PER IL PARTENERIATO
MEDITERRANEO DEI POTERI LOCALI E REGIONALI (COPPEM)
ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA – PALERMO, 10 MAGGIO 2023
CONNESSIONI TRA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA E TERRORISMO
SALUTO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA
On. Avv. Renato Schifani
Saluti al Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, on.
Gaetano Galvagno,
Al Sindaco di Palermo, prof. Roberto Lagalla,
Al Segretario generale del Comitato permanente per il partenariato
Mediterraneo dei poteri locali e regionali (COPPEM) dott. Francesco
Sammaritano.
A tutti i relatori ed agli ospiti internazionali di questo
prestigioso Congresso internazionale oggi riuniti qui in un Palazzo che,
sin dalla Sua edificazione, è luogo di incontro e di dialogo tra uomini e
donne provenienti da aree diverse del Mediterraneo, da distinte storie e
culture.

Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana

Qualche giorno fa l’Associazione dei magistrati italiani ha tenuto a Palermo – città simbolo del massimo impegno istituzionale, investigativo e del servizio della giurisdizione – la propria assemblea annuale. Oggi, grazie all’impegno del COPPEM – divenuto ormai un riferimento nelle politiche europee di partenariato – magistrati ed esponenti delle Istituzioni giudiziarie provenienti da diverse Nazioni del bacino euro-mediterraneo si incontrano per affrontare le correlazioni, purtroppo sempre più tangibili e preoccupanti, tra criminalità internazionale e terrorismo nel Mediterraneo e nei Paesi rivieraschi. È opportuno consolidare la collaborazione ed il coordinamento tra le Istituzioni e le magistrature dell’area euro-mediterranea per il contrasto alla criminalità organizzata ed al terrorismo ed occorre farlo presto ed al massimo livello. La lotta a questo fenomeno, come correttamente segnalato nel programma dell’iniziativa impone, infatti, un “approccio integrato e multilaterale” che deve sostanziarsi nella cooperazione rafforzata, sia sul piano strutturale che funzionale, tra i paesi e le Regioni dell’area, nel miglioramento delle misure di monitoraggio e sorveglianza delle rotte del traffico illegale di esseri umani, nella realizzazione di concrete misure per le politiche anticorruzione. In un Mediterraneo attraversato da crescenti flussi migratori, ma dove si assiste alla recrudescenza del conflitto israelo-palestinese ed al riemergere di contrasti che ritenevamo ormai sopiti, è ormai imprescindibile costruire connessioni tra coloro che vogliono conservare la pace ed eliminare ogni forma di violenza dell’uomo sull’uomo e tutelare i diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo: la vita, la libertà, l’autodeterminazione, la proprietà, la sicurezza. Tuttavia va sottolineato che se vi è un settore delle politiche europee nel quale le istituzioni di Bruxelles hanno mostrato maggiori incertezze, contraddizioni, divergenze ed opportunismi nazionali esso è proprio quello delle migrazioni, divenuto segno di contraddizione di un’Unione incapace di reagire in modo coeso ad un fenomeno che ha assunto e sempre più assume rilevanza umanitaria, sociale, ed economica Nell’inquadrare le molteplici e delicate questioni connesse alle politiche europee sull’immigrazione, tuttavia, occorre ritornare alle radici del progetto europeo ed in particolare ricordare il 9 maggio 1950, quando Robert Schuman, nel proporre la creazione di una comunità continentale di interessi pacifici sulla quale aveva lavorato Jean Monnet: “Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano”. Il Mediterraneo, quel “Mare di Mezzo” descritto da John Julius Norwich, il “Mare di civiltà” di Fernand Braudel, costituto da “mille cose insieme. Non un paesaggio, un mare, una civiltà, ma un susseguirsi di ognuno di essi. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”, a conferma del suo ruolo millenario, sarà sempre di più lo scenario delle grandi trasformazioni delle nostre Nazioni. Nel 2050, l’Africa segnerà, infatti, il 57% della crescita demografica globale e la popolazione subsahariana passerà dal 15% attuale al 23% di quella mondiale (era il 10% nel 1990), quasi 2,5 miliardi di persone vivranno in Africa, a fronte di 1,1 miliardo di oggi, metà della popolazione avrà un’età inferiore ai 26 anni, rispetto ai 19 anni attuali. E questo mentre la quota di popolazione dell’Unione Europea che si aggira attorno al 6% scenderà al 4%, Il numero di giovani in Africa sarà dieci volte il numero di giovani nell’Unione europea. Le migrazioni, almeno quelle che riguardano gran parte del sud-Mediterraneo – occorre riconoscerlo – sono effetto di un fallimento della stessa Europa e della sua strategia di progresso, oltre che di bande criminali che sfruttano il bisogno di futuro di tante donne ed uomini disperati. Partire da questa consapevolezza, se consente di meglio focalizzare le misure da intraprendere per proseguire l’impegno dei Padri fondatori, impone un approccio rinnovato al tema delle migrazioni che tenga conto di tale fallimento, e che, al contempo, consideri le dinamiche demografiche che manifestano il progressivo spopolamento ed invecchiamento del vecchio continente e l’esigenza di farvi fronte anche attraverso una gestione lungimirante del fenomeno migratorio. L’Europa potrà sopravvivere alle spinte centrifughe e disgregative che l’attraversano e per certi versi la dilaniano – come avvenuto con la Brexit – soltanto offrendo di se una prospettiva di un’istituzione decidente, capace di comporre le posizioni spesso confliggenti degli Stati membri soltanto ritrovando i valori ed i programmi che ne strutturarono le radici, offrendo così un surplus di efficienza e democrazia. In questo contesto il contrasto alla criminalità internazionale ed al terrorismo deve divenire una coesa politica europea e di partenariato euro-mediterraneo. Grazie anche alle pressanti richieste dell’Italia è stato intrapreso il percorso di una profonda riforma del Regolamento di Dublino. Dopo la Dichiarazione comune sulla procedura d’emergenza controllata adottata a Malta nel settembre 2019, che ha inteso coniugare l’impegno alla tutela delle frontiere, ma anche il rispetto dei diritti umani, nel settembre del 2020 è stato raggiunto un nuovo accordo politico sulla migrazione e l’asilo, che a dicembre scorso è stato finalmente approvato dal Consiglio e dal Parlamento UE. L’intesa introduce controlli più severi sui migranti che giungono in Europa, l’istituzione di centri prossimi alle frontiere per rimandare indietro più rapidamente chi non ha diritto all’asilo ed un sistema vincolante di solidarietà tra i paesi membri per sostenere quelli sottoposti a maggiore pressione migratoria, con l’obiettivo di giungere alla definitiva approvazione entro la primavera. Rimane la necessità di monitorare le rotte migratorie verso l’Europa, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione dell’Unione (compresi incentivi positivi nella politica commerciale, di sviluppo e dei visti) per rendere più efficaci le misure di rimpatrio, potenziando gli sforzi e le risorse per il reinserimento dei migranti rimpatriati. L’obiettivo è assai impegnativo, a partire dal rafforzamento dell’Agenzia Frontex nel sostegno agli Stati membri per il controllo delle frontiere ed il rimpatrio dei migranti irregolari, quello di costruire una politica comune in materia di migrazione, ma anche di rafforzare l’impegno allo sviluppo del continente del millennio: l’Africa. L’Italia, la quale come noto ha varato il “Piano Mattei per lo sviluppo in Stati del Continente africano” (d.l. 15.11.2023, n. 161, conv. dalla l. 11.1.2024, n. 2) e celebrato l’ultimo importante vertice di Roma, e la Sicilia, che ospita oggi questo importante convegno, sono chiamate ad assolvere sempre di più al ruolo centrale e strategico di riferimento Mediterraneo dell’Europa, ruolo che auspico emergerà ulteriormente rafforzato dai contributi offerti dai relatori di questo prestigioso convegno internazionale ai quali auguro, insieme a Voi tutti, buon lavoro.

Intervento di saluto Pres Schifani al COPPEM 13 5 2024