Durante un incontro la settimana scorsa con Roberta Metsola, l’ex presidente della Commissione europea ha annunciato un progetto pilota per creare una rete accademica tra le due sponde del Mediterraneo.
Romano Prodi rilancia con determinazione il suo storico progetto dell’Università del Mediterraneo, un’iniziativa che coltiva da oltre vent’anni e che ora torna al centro del dibattito europeo. La settimana scorsa, durante un incontro con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, Prodi ha annunciato che l’Eurocamera presenterà una prima idea per un progetto pilota, segnando un possibile punto di svolta per la realizzazione di questa ambiziosa visione.
L’idea, nata nel 2002 quando Prodi era alla guida della Commissione europea, si basa sulla creazione di un network di atenei paritari tra le due sponde del Mediterraneo. Le istituzioni accademiche sarebbero concepite come un’unica entità divisa tra Nord e Sud, con un eguale numero di studenti e docenti provenienti da entrambe le rive e l’obbligo per gli studenti di trascorrere periodi di studio simmetrici nei due contesti geografici. Le discipline privilegiate riguarderebbero principalmente ambiti scientifici ed economici, evitando tematiche potenzialmente divisive. Le sedi potrebbero sorgere in città simbolo di questa interconnessione storica: da Bari a Tunisi, da Barcellona a Rabat, da Napoli a Tripoli, da Atene al Cairo, da Marsiglia ad Algeri.
Durante l’incontro, Prodi ha ribadito la necessità di un impegno finanziario solido e strutturato, in cui l’Unione Europea giochi un ruolo preponderante, con eventuali contributi aggiuntivi da parte di altre nazioni coinvolte. Il progetto, originariamente presentato nel periodo in cui l’ex premier guidava la Commissione europea (1999-2004), era stato accantonato a causa dello scarso interesse dei paesi del Nord Europa, allora focalizzati sull’espansione verso Est. Oggi, tuttavia, il contesto geopolitico è mutato: il Mediterraneo è diventato teatro di profonde trasformazioni e il peso delle influenze esterne – come quelle russe e turche in Libia – impone una riflessione più incisiva sul ruolo dell’Europa nella regione.
A conferma del rinnovato interesse, Prodi ha recentemente discusso il progetto con gli ambasciatori africani al Cairo, riscontrando una maggiore adesione rispetto al passato. Secondo l’ex leader europeo, la costruzione di questa rete universitaria potrebbe rappresentare non solo un’opportunità per le nuove generazioni, ma anche una risposta strategica a una delle sfide cruciali del nostro tempo: la gestione delle migrazioni. Il Mediterraneo, spesso scenario di disperazione e morte lungo le rotte migratorie, potrebbe trasformarsi in un laboratorio di mobilità positiva, fondato sulla condivisione della conoscenza e sullo scambio culturale.
Nel corso della giornata, Prodi ha avuto modo di incontrare anche una delegazione di imprenditrici di Confcommercio in visita a Bruxelles, dimostrando ancora una volta la sua capacità di dialogare con diversi segmenti della società civile. Un gesto semplice ma significativo, che sottolinea la volontà dell’ex premier di mantenere un contatto diretto con chi ogni giorno vive le trasformazioni economiche e sociali dell’Europa. In un momento di riflessione personale, Prodi si è poi soffermato davanti al ritratto di David Sassoli, rendendo un omaggio silenzioso ma denso di emozione a una figura che ha incarnato con passione e dedizione i valori europei.
“L’Europa deve avere progetti emotivi”, ha insistito Prodi. “Questo non è solo un programma accademico, ma un’iniziativa politica di ampio respiro, capace di restituire dignità e prospettiva a un continente che rischia di perdere la sua centralità di fronte alle nuove dinamiche globali”. L’idea di creare una comunità accademica mediterranea non è soltanto un sogno, ma una possibile eredità per le generazioni future, un testamento politico di un europeista che ha sempre guardato a Sud con la convinzione che il futuro dell’Europa si giochi anche sulle sue rive meridionali. “Il Mediterraneo si guarisce solo se mettiamo insieme la nuova generazione, non c’è altra possibilità”, ha concluso l’ex premier, lasciando trasparire una speranza incrollabile nella forza unificatrice della cultura e della conoscenza.