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Quasi 100 migranti sono morti o scomparsi nel Mediterraneo dall’inizio del 2024, più del doppio rispetto allo scorso anno nello stesso periodo. Un dato dolente riportato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, OIM, durante la Conferenza Italia-Africa “Un ponte per una crescita comune” che si è tenuta a Roma il 29 gennaio scorso.

“L’ultimo record di morti e sparizioni ci ricorda chiaramente che un approccio globale che includa percorsi sicuri e regolari è l’unica soluzione che andrà a beneficio sia dei migranti che degli Stati”.  A dirlo Amy Pope, direttrice generale dell’OIM, intervenuta alla Conferenza internazionale che ha coinvolto 25 capi di Stato e di governo africani, i leader dell’UE, rappresentanti delle Nazioni Unite, della Banca mondiale e della BEI, grande assente la Nigeria che ha disertato l’appuntamento.  Un vertice che conferma Roma come centro di rilevanza politica mondiale e la mette alla prova con sfide legate all’organizzazione e alla sicurezza di eventi di respiro internazionale.

Cooperazione in campo economico e infrastrutturale, transizione energetica, migrazioni e sicurezza sono stati i temi sul tavolo di lavoro, i leader e i funzionari africani sono arrivati a Roma per il lancio del Piano Mattei, nome che evoca il fondatore dell’Eni, Enrico Mattei,  il tanto atteso progetto di politica estera di punta del governo di Giorgia Meloni, che si svilupperà lungo cinque principali pilastri politici: istruzione e formazione, agricoltura, salute, acqua ed energia, che per Roma è il più significativo. Un piano strategico, dunque, per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati africani volto a rafforzare i legami economici, la creazione di un hub energetico per l’Europa e una serie di iniziative per frenare l’immigrazione, come il rilancio dello sviluppo in Africa, sperando che possa contribuire a innescare la crescita economica che limiterà l’immigrazione irregolare verso l’Europa, l’Italia così intende fare leva sul Piano Mattei per diventare il “ponte tra l’Europa e il continente africano” attraverso partenariati per nuovi investimenti in Africa in cambio di nuove fonti di approvvigionamento energetico e di gestione dei flussi migratori.

Tra i progetti pilota si prevede la realizzazione di grande centro di formazione professionale sulle energie rinnovabili in Marocco, istruzione in Tunisia e accessibilità sanitaria in Costa d’Avorio, altri progetti sono in programma in Algeria, Egitto, Etiopia, Kenya, Mozambico e Repubblica del Congo.

Il Piano Mattei però, nonostante Giorgia Meloni abbia ripetuto più volte che non sarà “un progetto caduto dall’alto”, non “sarà una scatola vuota” ma un nuovo modo di interfacciarsi con la sponda meridionale del Mediterraneo, ha sollevato critiche e perplessità dei partner africani.

Giorgia Meloni e Moussa Faki a Roma

“L’Africa è pronta a discutere i contenuti e le modalità di attuazione del Piano Mattei, sul quale avremmo auspicato essere consultati — ha detto il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki, intervenendo nell’aula del Senato — non possiamo accontentarci di semplici promesse che non possono essere mantenute, l’Africa non vuole allungare la mano. Non siamo mendicanti”.

Faki ha affermato che è necessario un “cambio di paradigma” per inaugurare “un nuovo modello di partenariato” e aprire la strada “verso un mondo più giusto e coerente.