Crollano gli sbarchi, cresce la curva degli irregolari e aumentano gli espulsi dal sistema di accoglienza. 12.986 persone sono state in cerca di occupazione, 207.542 lavoratori in nero hanno chiesto la regolarizzazione. Per le occupazioni che svolgono, i migranti sono più esposti al Covid-19. Sono questi alcuni dei dati del “Dossier statistico immigrazione 2020” (clicca qui) realizzato dal Centro studi e ricerce Idos insieme al Centro studi Confronti, presentato in videoconferenza in contemporanea in tutte le regioni e le province autonome.
In Sicilia, i contenuti del “Dossier statistico immigrazione 2020 ” sono stati presentati dal Prof. Hannachi Abdelkarim – Studi interculturali e relazioni internazionali dell’ Università di Enna “Kore”.
Il Segretario generale del COPPEM, Francesco Sammaritano, invitato alla presentazione del documento, ha parlato di mescolanza etnica, dell’importanza della politica d’immigrazione e del ruolo chiave degli Enti locali nei sistemi di integrazione. “ Ho letto con attenzione il Dossier e mi complimento per la precisione dei dati statistici,capaci di rappresentare i diversi aspetti di un fenomeno epocale – ha detto Sammaritano – Desidero ringraziare il Prof Karim Hannachi, e lo faccio con l’orgoglio di essere un immigrato di venticinquesima generazione La mia discendenza, infatti, inizia con Benjamin Samaritano. Immaginate quanti percorsi sono stati compiuti nei secoli, dai componenti della mia famiglia, per essere oggi qui. Non è difficile, dunque, comprendere che questi percorsi rappresentano la cronologia del mondo, da sempre scandita dalla successione delle generazioni. Se mai dovessero dividerci per etnia, naturalmente mi troverei vicino a Hakim, Mahommud, Avraham e Isaia, mai con i teutonici Normanni, con i quali conviviamo da secoli”
Sammaritano, ha parlato di identità e di razzismo, di diritti e di valorizzazione umana. “Il Mediterraneo giunge sin dove cresce l’ulivo” Lo insegnava la saggezza antica, tratteggiando l’identità – ha continuato – dico questo per sottolineare che, in assoluto, nessun popolo può arbitrariamente sostenere la supremazia di una razza su un’altra, meno che mai l’italico, che è il frutto del mescolamento dei numerosi ceppi etnici. E’ sufficiente guardarsi intorno per riconoscere tratti somatici che evidenziano la mescolanza razziale, regalandoci la memoria storica del Mediterraneo Basti pensare ad un siciliano con i capelli biondi e occhi chiari, per riportarci alla dominazione Normanna, cosi come non è improbabile confondere un siciliano al Cairo, per un egiziano. Siamo una straordinaria mescolanza di civiltà, questa è una forza.
Un grande intellettuale francese, Lucien Febvre, in un suo libro sull’Europa, ha scritto “Solo dal mescolamento del sangue nasce la civiltà e il progresso” .Siamo figli della stessa civiltà, e lo siamo stati fino al VII-VII sec. d.C. Ecco perchè, molti siciliani siamo stati emotivamente partecipi alla “Primavera araba”
Abbiamo assistito alla rivolta della “Primavera araba” rendendoci testimoni diretti del cambiamento epocale della società, soprattutto degli aspetti politici e culturali.
Abbiamo assistito al grido di diritto alla “normalità”, di richiesta di una vita democratica e libera. Come un tam tam, le piazze di Tunisi, del Cairo, di Tripoli e di numerose città del mondo arabo, hanno visto migliaia di manifestanti per sovvertire la dittatura. Un grido che, purtroppo, non ha portato a quei mutamenti geopolitici auspicati”
Nel suo intervento, Sammaritano ha posto l’accento sul ruolo della politica d’immigrazione e sulla gestione dell’immigrato in tutte le fasi dell’accoglienza, sottolineando che solo un’autentica e comune politica europea di accoglienza, può garantire i diritti della persona.
“Purtroppo, la nostra politica d’immigrazione, per questioni strettamente burocratiche – ha spiegato Sammaritano- non incoraggia persone qualificate a scegliere il nostro Paese per esprimersi professionalmente, piuttosto l’Italia resta meta di sbarchi clandestini. L’attuale politica genera insicurezza, criminalità, disperazione e marginalità, infatti, chi è costretto a vivere nelle periferie, inevitabilmente trova terreno fertile nella criminalità organizzata. Un ruolo chiave è quello degli Enti locali, delle Regioni e dell’associazionismo, uniche realtà capaci di una programmazione sociale per il proprio territorio, attraverso le disponibilità delle loro risorse” Sulle ripercussioni della pandemia sul fenomeno migratorio, Sammaritano, nella sua relazione, ha evidenziato come il Covid-19, destabilizzando la società, stia generando odio e xenofobia.Ha parlato di integrazione e di scambi di conoscenze, di accoglienza e di ampliamento dell’offerta educativa dei progetti Erasmus, rivolto al mondo universitario arabo, ricordando che l’integrazione è uno degli obiettivi istituzionali del COPPEM.
“Non dimenticiamoci che siamo stati migranti – ha concluso Sammaritano – e la storia ci insegna che anche noi abbiamo vissuto l’esclusione sociale. La pandemia porterà ad un mutamento epocale , sia da un punto di vista economico che sociale e culturale. Siamo consapevoli che i tempi non sono ancora maturi per un bilancio, nemmeno approssimativo, ma sarebbe il momento storico di cominciare un nuovo percorso geopolitico con i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente. Questa è la sfida più importante del nostro tempo“. La Conferenza web è stata coordinata da Rosario Gianni Leone. Sono intervenuti Fulvio Vassallo, Università di Palermo, Moni Ovadia, uomo di teatro e attivista dei diritti umani, Daniela Crimi, dirigente del Liceo Linguistico “Ninni Cassarà” di Palermo, Monica Natali, candidata diacona della Chiesa Valdese. I lavori sono stati conclusi da Roberto Lagalla, assessore regionale all’Istruzione e Formazione della Regione Siciliana.