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L’artista palestinese, ucciso dai bombardamenti israeliani su Gaza, lascia un’eredità culturale cancellata sotto le macerie.

“La speranza muore solo con la morte dell’anima, e l’arte è la mia anima”. Con queste parole Dorgham Quraiqi descriveva il suo legame indissolubile con la creatività, poco prima che la sua vita venisse spezzata dai bombardamenti israeliani su Gaza. Tra le vittime di questi attacchi c’è anche lui, artista di 28 anni che aveva appena iniziato un nuovo capitolo della sua vita. Sposato da poco e con un futuro artistico promettente, Quraiqi è stato ucciso insieme a sua moglie nelle prime ore del 18 marzo, quando Israele ha lanciato una nuova offensiva, infrangendo un fragile cessate il fuoco che durava da due mesi.
Quraiqi era un pittore autodidatta, le cui opere sono state esposte al Museo palestinese di Birzeit nella mostra “This Is Not Exhibition”, che racconta come gli artisti di Gaza usino l’arte per resistere a un’occupazione disumanizzante. Oltre a dedicarsi alla pittura, si impegnava nel sostegno ai bambini traumatizzati dai continui conflitti, collaborando con l’organizzazione benefica britannica Hope and Play. L’organizzazione ha ricordato Quraiqi come “un grande collega, pieno di idee e di entusiasmo”. Nel suo ultimo post su Instagram, pubblicato due settimane prima della sua morte, Quraiqi aveva espresso il dolore per la distruzione della sua casa e del suo studio da parte dell’esercito israeliano. Tutte le opere che aveva realizzato per la sua prima mostra, intitolata “Until a chair grows wings”, erano andate distrutte. “Queste opere erano più che dipinti; erano una parte della mia anima, dei miei sogni che ho sempre sognato di condividere”, aveva scritto. La perdita di Quraiqi si inserisce in un quadro più ampio di attacchi alla cultura palestinese. Dal 2023 numerosi artisti sono stati uccisi a Gaza. Nell’ottobre di quell’anno, Heba Zagout e Muhammed Sami Qariqa hanno perso la vita sotto i bombardamenti israeliani. Nel 2024, il pittore Fathi Ghaben è morto dopo che le autorità israeliane gli hanno negato il permesso di lasciare Gaza per ricevere cure mediche.

Nella foto in basso una delle opere di Dorgham Quraiqi

La notte tra il 17 e il 18 marzo, Quraiqi si trovava nel quartiere di Shujaiya a Gaza City, quando la sua abitazione è stata colpita. Quraiqi era anche un cooperante della ong ACS Associazione di Cooperazione e Solidarietà. Durante le settimane di tregua, aveva coordinato le attività del progetto “Cinema in camp”, un’iniziativa pensata per offrire momenti di sollievo ai bambini rifugiati attraverso il cinema. Sperava di poter portare avanti questo progetto grazie al supporto di 100x100Gaza, una campagna nata per sostenere la popolazione palestinese attraverso aiuti concreti e attività di ricostruzione. La campagna ha l’obiettivo di raccogliere 100 mila euro in tutta Italia attraverso 100 iniziative in 100 ore, dal 9 al 13 aprile. I fondi verranno impiegati per distribuire cibo e acqua, attivare cucine mobili e ripristinare la rete GazaWeb, fondamentale per la comunicazione nella Striscia.
Il lavoro artistico di Quraiqi era profondamente influenzato dall’occupazione e dalla resistenza palestinese. Le sue tele ad olio, caratterizzate da uno stile figurativo intenso, sono state esposte in diverse mostre collettive, tra cui “Shrapnel of the City” nel 2023. Nel 2022 aveva partecipato a un progetto al Gaza Training Center, aiutando a dipingere un murale dedicato a Shireen Abu Akleh, la giornalista assassinata dalle forze israeliane. Stava preparando la sua prima mostra personale, “Until the Chair Grows Wings”, che avrebbe dovuto svolgersi allo Shababeek Art Gallery. Tuttavia, nell’aprile 2024, Israele ha distrutto l’edificio, l’ultimo spazio dedicato all’arte contemporanea a Gaza. Dopo essere tornato nella sua casa distrutta, Quraiqi aveva riflettuto sulla perdita delle sue opere: “Erano parte della mia anima, dei sogni che desideravo condividere con il pubblico”, aveva scritto. Negli ultimi giorni di vita, aveva progettato un nuovo laboratorio artistico per i bambini sfollati. Shareef Sarhan, fondatore di Shababeek, ha ricordato l’entusiasmo di Quraiqi e il suo desiderio di offrire speranza attraverso l’arte.
L’attacco aereo che ha ucciso Quraiqi si è inserito in una serie di bombardamenti che, il 18 marzo, hanno causato oltre 400 vittime, tra cui molte donne e bambini. Questo episodio segna un’ulteriore escalation della violenza contro i palestinesi, aggravata dal sostegno militare degli Stati Uniti a Israele.
L’omicidio di Quraiqi è un simbolo della ferocia con cui la cultura palestinese viene repressa. La sua morte non rappresenta solo la perdita di un artista di talento, ma anche il tentativo sistematico di cancellare la memoria e l’identità di un popolo attraverso la distruzione della sua arte e della sua storia.