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Prof. Mustafa AYDIN

We are perhaps predisposed to think peace, especially international peace, cannot be reduced to mean “lack of war”. That the standards should be, and are, higher in this day and age. Not only because we are at the closing stages of the first quarter of the 21st century, but also at a time where international economic and social dependencies and cultural exchange and collaboration is presumably at its highest in recorded history. Indeed, one hopes that after going through the experience of devastation that was brought about by two world wars, that led to the perishing of 125 million souls combined, mankind has learned its lesson and learned it well. Moreover, reason suggests that the advent of nuclear weapons rendered war an unbearable, irrational, and unnecessary risk. A risk that we are all very much aware. Particularly when we think about the first-hand experience that was suffered by Europe, the continent that has experienced the bloodiest battles of both world wars, and Mediterranean, the cradle of civilization that has borne the throes of its birth, we are led to think that ours is exactly the part of the world that should have embraced these hard-learned lessons. Alas, even though I am thoroughly sure that we are all true believers in the validity of all the principals behind what I tried to point out above, I am saddened by the fact that we are proven wrong by the unfolding of events in Ukraine. The unjustifiable situation in Ukraine becomes truly tragic when one starts to put it into perspective as a stark reminder of mankind’s failure to draw lessons from its previous woes. While our standard for true peace should have been not only the lack of armed conflict but the presence of a culture of tolerance, enhancing understanding between our peoples, encouraging international cooperation on science and education, as well as in economics, and fostering cultural exchange, today we are reduced wishing with all our hearts and minds to simply cessation of hostilities and human suffering in Ukraine. What we are experiencing in Ukraine right now is a situation that only serves to increase already existing risks to prosperity and welfare globally, as well as putting international security in prodigious jeopardy. It is my true belief and hope that, like many before them, these times will also pass, and human dignity and the idea of peace will prevail and the aggression in Ukraine will end as soon as possible. It is said that “war has no eyes”. I would add that war also does not have a heart. But people do. And it is those hearts, that are home to our conscience and compassion, we should put in good use now. During the history of our kind, we have been on the path of war countless times. We know how it is and we know where it ends. Misery breads misery. Hate fuels hate. And agony only foams up agony. There is literally no point in repeating a lesson we know all too well. In order to bring out the best in us we need peace. It is in this spirit that I join millions of voices around the world and urge an immediate end of the unwarrantable violence that Ukraine and its people are experiencing, and call for prompt resumption of dialogue between all parties.

Assoc. Prof. Mustafa AYDIN
President, Istanbul Aydin University /Eurasia Universities Union-EURAS-

 

Siamo forse predisposti a pensare che la pace, soprattutto quella internazionale, non possa essere ridotta al significato “mancanza di guerra”. Che gli standard dovrebbero essere, e sono, più elevati al giorno d’oggi. Non solo perché siamo alle fasi finali del primo quarto del 21° secolo, ma anche in un momento in cui le dipendenze economiche e sociali internazionali e lo scambio culturale e la collaborazione sono presumibilmente al massimo nella storia registrata. In effetti, si spera che dopo aver attraversato l’esperienza della devastazione provocata da due guerre mondiali, che hanno portato alla morte di 125 milioni di anime messe insieme, l’umanità abbia imparato la sua lezione e l’abbia imparata bene. Inoltre, la ragione suggerisce che l’avvento delle armi nucleari ha reso la guerra un rischio insopportabile, irrazionale e non necessario. Un rischio di cui siamo tutti molto consapevoli. In particolare, quando si pensa all’esperienza di prima mano vissuta dall’Europa, il continente che ha vissuto le battaglie più cruente delle due guerre mondiali, e dal Mediterraneo, culla della civiltà che ha sopportato le doglie della sua nascita, si è portati a pensare che la nostra è esattamente la parte del mondo che avrebbe dovuto abbracciare queste lezioni duramente apprese. Ahimè, anche se sono assolutamente certo che siamo tutti veri credenti nella validità di tutti i principi dietro ciò che ho cercato di sottolineare sopra, sono rattristato dal fatto che ci siamo smentiti dallo svolgersi degli eventi in Ucraina. La situazione ingiustificabile in Ucraina diventa davvero tragica quando si inizia a metterla in prospettiva come un chiaro promemoria dell’incapacità dell’umanità di trarre lezioni dai suoi precedenti guai. Mentre il nostro standard per una vera pace avrebbe dovuto essere non solo la mancanza di conflitti armati, ma anche la presenza di una cultura della tolleranza, rafforzando la comprensione tra i nostri popoli, incoraggiando la cooperazione internazionale in materia di scienza e istruzione, nonché in economia e promuovendo lo scambio culturale, oggi siamo ridotti a desiderare con tutto il nostro cuore e la nostra mente la semplice cessazione delle ostilità e della sofferenza umana in Ucraina. Quella che stiamo vivendo in Ucraina, in questo momento, è una situazione che serve solo ad aumentare i rischi già esistenti per la prosperità e il benessere a livello globale, oltre a mettere in grave pericolo la sicurezza internazionale.È mia vera convinzione e speranza che, come molti prima di loro, anche questi tempi passeranno, e la dignità umana e l’idea di pace prevarranno e l’aggressione in Ucraina finirà il prima possibile. Si dice che “la guerra non ha occhi”. Aggiungo che la guerra non ha neanche un cuore. Ma le persone sì. E sono quei cuori, che sono la casa della nostra coscienza e compassione, che dovremmo fare buon uso ora. Durante la storia della nostra specie, siamo stati sulla via della guerra innumerevoli volte. Sappiamo com’è e sappiamo dove finisce. La miseria impana la miseria. L’odio alimenta l’odio. E l’agonia non fa che schiumare l’agonia. Non ha senso ripetere una lezione che conosciamo fin troppo bene. Per tirare fuori il meglio di noi, abbiamo bisogno di pace. È in questo spirito che mi unisco a milioni di voci in tutto il mondo e sollecito la fine immediata dell’ingiustificata violenza che l’Ucraina e il suo popolo stanno vivendo, e chiedo una pronta ripresa del dialogo tra tutte le parti.

(foto Agi.it)