Presentato dalla Commissione europea il 16 ottobre, il nuovo piano segna una svolta nelle relazioni tra Nord e Sud: istruzione, energia, cultura, giovani e sicurezza per costruire uno spazio mediterraneo condiviso, più giusto e sostenibile.
Trent’anni dopo la Dichiarazione di Barcellona, l’Europa torna a guardare al Mediterraneo non solo come frontiera, ma come destino. La Commissione europea e l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione hanno presentato il 16 ottobre scorso il Patto per il Mediterraneo – One Sea, One Pact, One Future, una nuova architettura strategica che intende ridefinire il rapporto tra l’Unione e i dieci Paesi della Sponda Sud: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria e Tunisia.
Un documento politico e operativo al tempo stesso, il Patto nasce con una visione chiara: costruire uno Spazio Mediterraneo Comune, dove coesistano sviluppo economico, innovazione, sostenibilità e sicurezza condivisa. È un progetto che richiama la dimensione originaria del sogno euro-mediterraneo: un mare di cooperazione, e non di divisioni.
Il lancio del Patto arriva in un contesto regionale complesso: le tensioni a Gaza e in Medio Oriente, l’instabilità del Sahel, la crisi libica ancora irrisolta, l’impatto del conflitto russo-ucraino sulla sicurezza alimentare. Bruxelles sceglie quindi la via della coesione politica e operativa, rafforzando il ruolo dei partner meridionali e coinvolgendo, per la prima volta, regioni, città, università e società civile come protagonisti diretti. «Il Mediterraneo non è una periferia dell’Europa, ma il suo cuore storico e culturale» – ha sottolineato la Presidente della Commissione nel presentare il testo – «e il nuovo Patto ne riafferma la centralità, puntando su co-progettazione, corresponsabilità e risultati concreti per le persone».
Il primo asse del Patto è dedicato al capitale umano. L’idea è semplice ma rivoluzionaria: costruire la cooperazione partendo dalle persone, non dai confini. Nasce così la Università del Mediterraneo, con campus condivisi tra Nord e Sud, diplomi congiunti, programmi Erasmus+ potenziati e nuovi scambi accademici. Accanto a essa, la creazione di Centri di Innovazione e Ricerca collegati al mondo produttivo, un Centro di Diplomazia Scientifica e un MED Skill Tracker, piattaforma digitale per certificare le competenze e facilitare la mobilità circolare dei lavoratori. L’obiettivo è ridurre le disuguaglianze educative, sostenere la formazione femminile e garantire ai giovani del Sud accesso a occupazioni qualificate e dignitose, modellando programmi di inserimento professionale sul modello europeo della “Youth Guarantee”.
La Commissione scommette anche sulla cultura come infrastruttura civile del Mediterraneo. È prevista la nascita di CulturIT, piattaforma digitale per promuovere il patrimonio artistico e artigianale dei Paesi rivieraschi, la creazione di “Percorsi Culturali del Mediterraneo”, la digitalizzazione delle collezioni museali e il sostegno a residenze per artisti e creativi. La cultura diventa così anche motore economico, insieme al turismo sostenibile e allo sport, che il Patto riconosce come strumenti di inclusione e dialogo. Gli eventi sportivi internazionali – dai Giochi del Mediterraneo ai Mondiali del 2030 – saranno accompagnati da iniziative sociali per coinvolgere giovani e comunità locali, promuovendo uguaglianza e non discriminazione
Sul piano economico, la Commissione intende rilanciare il partenariato con un approccio più flessibile e orientato ai risultati. Il Patto punta a modernizzare le relazioni commerciali, facilitare gli investimenti sostenibili e creare un ambiente favorevole alle start-up e alle piccole e medie imprese. Il programma StartUp4Med offrirà accesso a finanziamenti e formazione per giovani imprenditori, con strumenti innovativi come il crowdfunding e i prestiti d’onore.
Un altro asse centrale è la transizione digitale, con un’offerta Tech Business che mira a dotare la regione di infrastrutture sicure: cavi sottomarini come Medusa e Blue-Raman, reti 5G, centri dati regionali e nuovi ecosistemi di intelligenza artificiale. La cooperazione includerà l’e-governance, la cybersecurity e l’adozione di identità digitali interoperabili, fondamentali per migliorare i servizi pubblici e il commercio transfrontaliero.
Il Patto dedica ampio spazio anche all’energia e al clima. Con l’iniziativa T-MED (Trans-Mediterranean Renewable Energy and Clean Tech), l’UE intende creare una piattaforma d’investimento comune per sostenere le energie rinnovabili, le reti elettriche, l’idrogeno verde e la manifattura di tecnologie pulite. Il progetto prevede una cooperazione industriale tra imprese europee e mediterranee e un sistema di certificazione condiviso per il commercio di energia verde. L’obiettivo è triplice: decarbonizzare, rafforzare la sicurezza energetica e stimolare la competitività industriale dell’area.
L’impegno si estende all’economia circolare, alla gestione sostenibile dell’acqua, alla tutela della biodiversità e alla promozione dell’economia blu: pesca sostenibile, innovazione marittima, energie offshore e valorizzazione del patrimonio costiero. Il Patto prevede inoltre il potenziamento dei collegamenti marittimi, ferroviari e digitali, con l’estensione della rete TEN-T al Mediterraneo meridionale e l’integrazione con i corridoi economici che collegano l’India, il Golfo e l’Europa.
La sicurezza e la gestione delle migrazioni rappresentano un’altra priorità. Bruxelles propone un approccio “lungo tutta la rotta”, che combini gestione efficace dei confini, lotta ai trafficanti, ritorni dignitosi e reintegrazione, ma anche canali legali di mobilità per studenti, ricercatori e lavoratori qualificati. Al tempo stesso, sarà rafforzata la cooperazione in materia di prevenzione dei conflitti, lotta alla disinformazione e protezione civile, con sistemi di allerta precoce e programmi di risposta congiunta a calamità naturali, incendi e crisi alimentari.
L’attuazione del Patto sarà affidata a un gruppo congiunto di alti funzionari europei e partner mediterranei, che si riunirà due volte l’anno per monitorare i progressi e aggiornare il piano d’azione. Il primo Action Plan operativo sarà presentato nel primo trimestre del 2026, mentre il Consiglio Affari Esteri discuterà i risultati su base semestrale. Il Parlamento europeo, il Comitato economico e sociale e il Comitato delle Regioni garantiranno un costante collegamento con i territori e le reti locali.
Il finanziamento sarà assicurato attraverso i principali strumenti europei – NDICI-Global Europe, Global Gateway, la Banca europea per gli investimenti e la BERD – in sinergia con fondi nazionali e privati, secondo l’approccio Team Europe.
Il Patto verrà ufficialmente approvato a novembre, in coincidenza con il trentesimo anniversario della Dichiarazione di Barcellona, chiudendo idealmente un ciclo e aprendone uno nuovo, fondato su cooperazione, sostenibilità e corresponsabilità.
Per l’Italia, ponte naturale tra Europa e Africa, questo Patto rappresenta un’occasione strategica: dalle reti energetiche e digitali all’economia blu, dalla mobilità dei giovani alla cooperazione universitaria, fino ai programmi per la gestione condivisa delle migrazioni. Le città costiere e le regioni del Mezzogiorno potranno essere protagoniste nella costruzione dello Spazio Mediterraneo Comune, diventando laboratori di innovazione e diplomazia territoriale.
Il Patto per il Mediterraneo non è soltanto un piano politico: è una visione. L’Europa sceglie di ripartire dal suo mare più antico e fragile per costruire un futuro fondato su conoscenza, equità e pace. Un futuro in cui il Mediterraneo torni ad essere ciò che è sempre stato: non un confine, ma una casa comune.