Il Presidente Adly Hussein e il Segretario Generale del COPPEM Francesco Sammaritano, a nome di tutti i membri del nostro organismo internazionale condannano con forza il vile gesto di Salwan Momika, un cristiano immigrato dall’Iraq alla Svezia con un passato contraddittorio e avvolto nell’ombra, che ha pubblicamente bruciato le pagine del libro sacro dell’Islam, il Corano, davanti alla più grande moschea di Stoccolma, il 28 giugno scorso, primo giorno della festa musulmana del Sacrificio, Eid al Adha
Una grave violazione quella accaduta a Södermalm, quartiere centrale della capitale svedese che ha scatenato una crisi diplomatica tra l’Iraq e la Svezia che sotto la protezione della polizia ha autorizzato la protesta.
Salwan Momika, a meno di un mese dal chiaro gesto islamofobo, giovedì scorso, ha scatenato l’ira degli islamici, quando davanti all’ambasciata irachena di Stoccolma, non è riuscito a bruciare nessuna pagina del Corano ma ha calpestato il libro sacro e una bandiera irachena, per poi asciugarsi i piedi sulle foto del leader religioso iracheno, Muqtada al-Sadr e del leader religioso iraniano, Ali Khamenei.
“Non dovrebbe essere consentito per legge in nessun paese civile di poter violare qualsiasi testo o immagine sacra di ogni credo religioso – hanno unimamente detto Adly Hussein e Francesco Sammaritano – questi atteggiamenti, che purtroppo sempre più spesso accadono, rischiano di alimentare forme esasperate di fondamentalismo dell’ una e dell altra parte. Coloro che compiono tali gesti meritano solo esecrazione e condanna poiché offendono non solo i musulmani bensì l’intera umanità”.
“Concedere il permesso con il pretesto della libertà di espressione è visto come provocatorio e contrario ai patti e alle norme internazionali, che enfatizzano il rispetto per le religioni e le credenze”, ha affermato l’ufficio del primo ministro iracheno.
Anche Turchia, Iran e Arabia Saudita hanno condannato pubblicamente la profanazione del libro sacro in Svezia, con le autorità di Teheran e Riyadh che hanno convocato i diplomatici svedesi per esprimere la loro rabbia.