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Il sei agosto scorso ad Amman (Giordania) è stato presentato il video del trentennale della Fondazione Mediterraneo. La Fondazione ha come missione “lo sviluppo del dialogo tra le società e le culture quale mezzo per affermare i diritti fondamentali (libertà civili e politiche; diritti economici, sociali e culturali; eguaglianza tra i generi), la democrazia e la giustizia perseguendo valori fondati sul rispetto reciproco”. La stessa, è un vettore di coesione e complementarità per giungere ad una gestione comune dello spazio del Grande Mediterraneo, anche attraverso le politiche euromediterranee dell’Unione europea (il Processo di Barcellona, le Politiche di Vicinato, l’Unione per il Mediterraneo, ecc.) e dell’Onu (Alleanza delle Civilizzazioni). Nel corso della manifestazione di presentazione sono stati ricordati i numerosi eventi realizzati sempre ad Amman ed in altre città della Giordania: dall’inaugurazione della sede della Fondazione alla Conferenza internazionale per il dialogo dedicata a Re Hussein, dal programma Cinemamed al Concerto euromediterraneo. “Desidero ringraziare dal profondo del cuore la principessa Wijdan Al Hashemi ed i reali di Giordania – ha affermato il presidente della Fondazione Mediterraneo Michelel Capasso – per la loro considerazione e condivisione nel sostenere la Fondazione in un non facile impegno per il dialogo e per la pace”. Sempre Capasso ha illustrato alcuni dei progetti promossi dalla Fondazione quali Cinemamed, Medina, Medpride, Dialogo interculturale, Forum Civili Euromed, I e II Master per la formazione di esperti in progettazione partecipata e mediazione di comunità, Euromedcafé, Medpeace. A conclusione dell’incontro, i dirigenti della Fondazione hanno rilanciato- proprio in questo difficile momento ed al fine di rafforzare lo spirito di pace e collaborazione tra i popoli nel rispetto dei diritti fondamentali espressi nella carta dell’ONU- l’ “Appello per gli Stati Uniti del Mondo” idea questa presentata nello scorso mese di aprile durante la giornata mondiale della Terra. Secondo la Fondazione, “La pandemia sta cambiando il mondo ed è in atto una trasformazione epocale che richiede un’analoga trasformazione culturale con un nuovo inizio e nuovi paradigmi: primo fra tutti il rispetto dei diritti fondamentali della persona umana per la creazione di una società in cui tutti i valori possano essere condivisi e dispiegarsi nella loro totalità”.