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 Adly Hussein

 

“L’attività di magistratura in Italia, soprattutto negli ultimi decenni, ha rappresentato un pericolo per la continua ostilità delle cosche mafiose verso i magistrati e nei confronti del loro costante impegno accusatorio nella fase preprocessuale. La strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta, così come la morte del magistrato Paolo Borsellino, ucciso da un’autobomba in via D’Amelio, davanti la casa della madre, testimoniano l’orrore di “Cosa Nostra” e le falle della sicurezza”.

A parlare, è Adly Hussein, ex governatore di Qalyubiya e dal 1993, alla presidenza della Corte d’Appello del Tribunale del Cairo, che ha voluto onorare così, il ricordo dei due giudici uccisi trent’anni fa, la cui memoria e sacrificio, in Italia si perpetuano come monito per le generazioni future.

Il togato egiziano, Presidente del COPPEM, ha ricordato nelle sue parole, lo storico Maxiprocesso di Palermo contro la mafia, il traguardo più importante del lavoro di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e del pool antimafia, che ha segnato una svolta storica, con una condanna epocale dello Stato, in risposta a “Cosa Nostra”. “Nel 1987 il magistrato Giovanni Falcone – ha detto Hussein – è stato il giudice per le indagini preliminari, in un processo di mafia che portò alla sbarra circa 400 mafiosi, con la lettura di una sentenza memorabile nella storia italiana. Palermo non dimentica. L’aeroporto vicino al luogo che ha visto sangue innocente, dove trent’anni fa è stato compiuto l’attentato, si chiama Falcone e Borsellino, in memoria anche di Paolo, giudice e amico di Falcone, ucciso solo due mesi dopo dalla strage di Capaci”.

Il Presidente della Corte d’Appello del Tribunale del Cairo ha sottolineato la debolezza della sicurezza italiana: “Le forze dell’ordine, non sono riuscite a tutelare i giudici durante l’indagine sui casi di mafia – ha detto Hussein –   debolezza emersa anche nel 2010 quando, a seguito di attentati contro magistrati calabresi, è stato chiesto l’ausilio dell’Esercito a tutela del territorio del Sud Italia”.  Adly Hussein, ha voluto poi ricordare due frasi emblematiche dei giudici ammazzati, che ancora oggi restano nella memoria futura: “La morte non era più importante per me del bottone della giacca, e il mio dovere era soprattutto quello di fare bene il mio lavoro, da vero siciliano“, di Giovanni Falcone e “Il codardo muore ogni giorno, ma il coraggioso muore una volta sola” di Paolo Borsellino.

“I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – ha concluso Hussein – hanno registrato una storia onorevole, meravigliosa e immortale per i magistrati di tutto il mondo, poiché hanno pagato con la vita il prezzo di combattere i crimini più gravi commessi dalle cosche mafiose, divenendo simbolo di orgoglio e rispetto”.