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Il documentario del COPPEM e il modello Albania nella gestione dei flussi migratori

Il 18 dicembre, in occasione della Giornata internazionale dei migranti, è doveroso riflettere non solo sulle difficoltà e i contributi delle persone migranti, ma anche sulle politiche migratorie che troppo spesso si rivelano inefficaci o, peggio, controproducenti. Quest’anno, l’attenzione si concentra sull’accordo tra Italia e Albania, presentato come un modello innovativo di gestione delle migrazioni, ma che si è rivelato un fallimento. L’accordo siglato tra Italia e Albania prevedeva la creazione di centri per migranti in territorio albanese, ma sotto giurisdizione italiana ed europea. Questi centri avrebbero dovuto gestire le richieste d’asilo per decongestionare il sistema italiano, dando vita a una sorta di “colonia detentiva extraterritoriale”. Tuttavia, nonostante l’inaugurazione delle strutture, i risultati sono stati deludenti. Dopo i primi trasferimenti di migranti, le autorità giudiziarie italiane hanno sospeso i trattenimenti, sottolineando come l’accordo violi principi fondamentali di tutela e sicurezza. La Corte di giustizia europea deve ancora pronunciarsi in merito, ma la situazione attuale mostra chiaramente come il “modello Albania” sia lontano dal rappresentare una soluzione sostenibile o replicabile. La gestione delle migrazioni rimane una delle questioni più divisive in Europa. Mentre i Paesi mediterranei, come l’Italia, si trovano in prima linea nel fronteggiare gli arrivi, il sostegno da parte degli altri Stati membri dell’UE è spesso insufficiente. Il meccanismo di redistribuzione dei migranti è bloccato da veti incrociati e da una mancanza di volontà politica condivisa. Nel frattempo, l’avanzata delle destre in molti Paesi europei ha contribuito ad alimentare una narrazione negativa nei confronti dei migranti. Politiche di chiusura delle frontiere, retoriche securitarie e atteggiamenti xenofobi stanno acuendo un clima di intolleranza che rischia di compromettere i principi fondanti dell’Unione Europea. In questo contesto, l’integrazione sembra sempre più lontana, mentre si rafforzano forme di discriminazione che penalizzano le comunità più vulnerabili. Nonostante tutto, i migranti continuano a contribuire in modo significativo alle economie e alle società europee. Attraverso il loro lavoro e le rimesse, favoriscono lo sviluppo sia nei Paesi di origine che in quelli di destinazione.

Tuttavia, questi contributi sono spesso ignorati o sottovalutati, schiacciati da una narrativa politica che li dipinge come un problema piuttosto che come una risorsa. È urgente cambiare approccio. Politiche migratorie efficaci devono essere basate su solidarietà, diritti umani e cooperazione internazionale, piuttosto che su soluzioni emergenziali e strategie di esternalizzazione. In questo senso, è fondamentale un maggiore impegno da parte delle istituzioni europee per supportare i Paesi di primo approdo e promuovere una vera integrazione. La Giornata internazionale dei migranti dovrebbe essere un momento di riflessione collettiva, ma anche di critica costruttiva. L’accordo con l’Albania ha dimostrato i limiti di approcci che puntano più a contenere che a gestire il fenomeno migratorio. Allo stesso tempo, l’Europa deve affrontare le proprie contraddizioni, abbandonando retoriche divisive e promuovendo politiche inclusive e sostenibili. È solo attraverso un cambio di paradigma che si potrà sperare di affrontare la questione migratoria in modo umano ed efficace, restituendo dignità e opportunità a milioni di persone che, con il loro coraggio, cercano semplicemente un futuro migliore. Inserendo nel dibattito il ruolo di organizzazioni come il COPPEM, emerge un’importante attività di sensibilizzazione e cooperazione. Il COPPEM ha contribuito in modo significativo alla promozione della consapevolezza sui temi migratori, attraverso iniziative come il documentario “Destino Clandestino”. La Commissione Europea e le Nazioni Unite hanno sostenuto, nell’ambito dell’iniziativa “Migrazione per lo Sviluppo”, la realizzazione di questo documentario. Frutto di un intenso lavoro di cooperazione tra i partner progettuali, il film, diretto da Ilia Mazzone per il COPPEM, offre uno spaccato approfondito e veritiero su una tematica di grande attualità. Il documentario rientra in una Campagna di informazione lanciata nel Maghreb, a partire dall’Algeria, e in Europa, a partire dalla Sicilia. L’obiettivo è accrescere la consapevolezza dei potenziali migranti sui rischi di emigrare attraverso canali irregolari e sensibilizzare le popolazioni locali nei Paesi di arrivo degli immigrati. Questo lavoro, insieme alle altre attività svolte dal COPPEM, testimonia l’importanza di un approccio informativo e cooperativo per affrontare la complessità delle migrazioni globali.

prima parte

seconda parte