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Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia

CONNESSIONI TRA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E TERRORISMO

Le connotazioni regionali del fenomeno e le sfide per l’area euro mediterranea

COPPEM

Lunedì 13 maggio 2024 Palermo Palazzo Reale

INTERVENTO INTRODUTTIVO DEL SEN.AVV. FRANCESCO PAOLO SISTO

VICEMINISTRO DELLA GIUSTIZIA

Saluto il Presidente della Regione Sicilia, On. Avv. Renato Schifani,

il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, on. Gaetano Galvagno,

il Segretario generale del Comitato permanente per il partenariato Mediterraneo dei poteri locali e regionali (COPPEM), dott. Francesco Sammaritano,

i Sindaci,

tutti i relatori, gli ospiti e coloro che sono intervenuti a questo autorevole Congresso internazionale.

Questa iniziativa costituisce osservatorio qualificato e privilegiato, sia per verificare la tenuta delle norme in tema di criminalità e terrorismo e saggiare la necessità di crearne di nuove, sia per testarne i profili interpretativi e la effettività della loro efficacia.

È un tema soggetto a notevoli cambiamenti anche per le variabili territoriali: un plauso dunque a questo incontro, che ogni anno consente un check- up indispensabile per la complessiva valutazione degli effetti della lotta terrorismo e alla mafia sui territori.

La rinascita post mafiosa dipende anche dalla consapevolezza quantitativa e qualitativa del fenomeno.

Questa indagine anamnestica è resa possibile dall’opera del Comitato permanente per il partenariato mediterraneo dei poteri locali e regionali, il COPPEM, che, con paziente abnegazione stimola il confronto necessario.

Il crimine organizzato e il terrorismo, in special modo quello di matrice islamica, hanno diversi punti di contatto. Dal contrabbando di petrolio al traffico di stupefacenti, dalle armi al traffico di esseri umani, dal contrabbando di tabacco alla falsificazione di documenti e al traffico di reperti: le organizzazioni terroristiche e criminali organizzate hanno così tratto reciproci vantaggi economici, tesi al profitto e al finanziamento delle rispettive reti, segnatamente quelle terroristiche. Internet e tecnologia sono poi fattori chiave per la propaganda, per il reclutamento, per la “messa in opera” dei propri scopi illeciti.

Il terrorismo rappresenta una grave minaccia per gli Stati membri della UE, non solo per le vittime, i loro familiari, ma in primis per valori fondanti della stessa Unione europea. Per tali ragioni la lotta alle mafie e al terrorismo deve costituire un “unicum”, con sempre maggiore collaborazione e coordinamento, forte di approcci integrati e multilaterali che coinvolgano l’area del Mediterraneo, con tutte le Istituzioni.

Siamo consapevoli della frammentazione, della profonda instabilità politica, dei conflitti che caratterizzano da anni le dinamiche geopolitiche, rendendo il terreno fertile per le articolazioni criminali ed eversive. Il conflitto israelo-palestinese ha poi fortemente aggravato il contesto, con il rischio di implosione del quadro di insieme.

È vero: troppe incertezze ha palesato la stessa Unione Europea nell’affrontare con reale unità di intenti la crisi perenne dell’area del Sud del Mediterraneo, non regolando a sufficienza i fenomeni migratori, così favorendo i poteri criminal- terroristici, la instabilità politica, i conflitti, la disgregazione degli Stati e delle comunità.

Questa consapevolezza deve costringere l’Unione Europea a non rassegnarsi ad essere marginalizzata. Al contrario, l’UE deve proseguire nella strada tracciata della “cooperazione rafforzata”, quella, in uno, istituzionale e giudiziaria. Una cooperazione, come sostiene il Ministro Tajani, che costruisca un serio controllo delle frontiere, da un lato, e, dall’altro, renda solido lo sviluppo degli Stati africani che si affacciano sul Mediterraneo.

Il Governo italiano è fortemente impegnato su questi fronti, come dimostra il Piano Mattei, recentemente approvato dal Parlamento (Legge n.2 del 11.1.2024): un piano strategico per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati africani, che richiama il nome dell’ex presidente Eni, (di cui si vuole emulare l’approccio inclusivo del territorio africano), e che ha cinque pilastri fondativi: istruzione, salute, agricoltura, acqua ed energia.

Lo sguardo del nostro Esecutivo non si è fermato alla cooperazione internazionale, ma ha attuato recentemente una serie di norme per la lotta al terrorismo e alla criminalità. Norme che tengono conto degli strumenti, primo fra tutto quello tecnologico, di cui si servono le organizzazioni criminali internazionali. Merita la citazione in proposito il decreto legislativo n.107 del 2023, (regolamento UE 2021/784 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2021), relativo al contrasto della diffusione di contenuti terroristici on line.

Il Parlamento, nella stessa direttrice, ha altresì convertito il decreto-legge del 5 ottobre 2023 n.133 nella legge del 1.12.2023 n.176 che modifica il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, (di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286).

Il legislatore ha così introdotto una diversa e più attenta valutazione della pericolosità per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato del richiedente il permesso di soggiorno, in particolare facendo riferimento alle categorie sottoposte a misure di prevenzione indicate agli articoli 1, 4 e 15 del Codice delle leggi antimafia, (D.lgs. 159/2011).

Certo, la soluzione di queste problematiche ha, come detto, bisogno di un respiro internazionale e della volontà degli Stati di collaborare tra loro, non perdendo di vista la “obbligazione di risultato”. E lo sforzo del legislatore italiano va di certo nella giusta direzione.

Ecco perché testare vicendevolmente la capacità di incidenza delle formulazioni normative sui fenomeni di criminalità e lotta al terrorismo nell’area del Sud del Mediterraneo è una “mission possible”, un utile strumento, da maneggiare con cura e disponibilità, per validare sinergicamente un partenariato capace di debellare i fenomeni patologici in esame. Proprio per tali finalità l’appuntamento promosso dal COPPEM si rivela oltremodo prezioso.

Controllare la “capacità” delle norme e valutare se e quanto incidano concretamente nella lotta alle mafie e al terrorismo nell’area del Sud del Mediterraneo è lo strumento più incisivo per comprendere se le politiche nazionali ed europee abbiano o meno imboccato la strada giusta. Il confronto che annualmente questo prestigioso Congresso Internazionale consente è sicuramente, a tal fine, prezioso ed irrinunciabile.

INTERVENTO INTRODUTTIVO DEL SEN.AVV. FRANCESCO PAOLO SISTO