Non c’è né un vinto né un vincitore, è una ferita aperta quella nel cuore del Medio Oriente dove in meno di 48 ore dall’inizio degli scontri tra i manifestanti palestinesi e le forze dell’ordine a Gerusalemme, si combatte una guerra con lanci di missili e razzi, e che ha fatto registrare un numero crescente di morti, tra cui bambini.
Un fine Ramadan contrassegnato da una nuova ondata di violenza a Gerusalemme, dove l’esercito israeliano con raid aerei ha bombardato le posizioni di Hamas nella striscia di Gaza, come rappresaglia per il lancio di sette razzi contro la città di Tel Aviv e il centro di Israele.
In questa escalation di odio e sopraffazione che non accenna a spegnersi, il movimento di Hamas, l’organizzazione che governa de facto la striscia di Gaza, attraverso il suo leader Ismail Haniyeh, ha fatto sapere che la resistenza è pronta e che gli attacchi saranno intensificati se l’esercito israeliano non si ritira dalla Spianata delle Moschee a Gerusalemme.
La risposta del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, non si è fatta attendere, nelle pagine del The Times of Israel, il Primo ministro ha affermato che Hamas e i gruppi terroristici della Jihad islamica palestinese “pagheranno un caro prezzo” per i loro attacchi contro i civili israeliani.
“Il loro sangue è sulle loro teste – ha detto Netanyahu – restiamo uniti di fronte a un vile nemico. Tutti piangiamo i morti e preghiamo per i feriti e stiamo dietro le forze dell’IDF”
E mentre sono in corso gli attacchi e il cielo di Gerusalemme si illumina di razzi e missili, si eleva il “grido” delle Nazioni Unite: “Smettete di sparare immediatamente”.
Di fronte alle crescenti tensioni del conflitto Israelo-Palestinese più spinoso e discusso del Novecento, l’ONU chiede di cessare il fuoco.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, attraverso la sua portavoce, Stéphane Dujarric, ha espresso la sua preoccupazione per le gravi escalation nei Territori palestinesi occupati e in Israele, compresa l’ultima escalation a Gaza, che si aggiunge alle crescenti tensioni e violenze nella Gerusalemme est occupata. Rivolgendo un pensiero alle famiglie delle vittime e la sua vicinanza, Guterres, profondamente rattristato per il numero crescente di vittime, inclusi bambini, ha esortato le forze di sicurezza israeliane ad esercitare la massima moderazione e calibrare l’uso della loro forza. “Il lancio indiscriminato di razzi e mortai – ha detto Guterres– verso i centri abitati israeliani è inaccettabile, questa escalation a spirale deve cessare immediatamente. Le Nazioni Unite stanno lavorando con tutte le parti interessate per ridurre la situazione con urgenza”.
Francesco Sammaritano, Segretario generale del COPPEM, organizzazione internazionale, che sin dal suo insediamento, promuove la pace, i diritti umani e il dialogo, ha espresso tutta la sua solidarietà a Musa Hadid, sindaco di Ramallah e ad Avraham Rabinovitch, segretario generale LACDE, entrambi membri dell’ufficio di presidenza del COPPEM.
“Le proteste che sono esplose in meno di venti giorni e in un momento importante e significativo, come quello del Ramadan– ha detto Sammaritano – evidenzia come la negazione reciproca di Israele e Palestina, non metterà mai fine alla questione palestinese, più che mai viva. Mi auguro che la diplomazia internazionale, che da anni lavora per raggiugere un accordo per mettere fine al conflitto, possa incidere sulla creazione di due Stati indipendenti che possano vivere vicini in pace e sicurezza. La questione palestinese è di difficile lettura- ha concluso Sammaritano- e la sua risoluzione, almeno sino ad oggi, resta uno dei nodi più complicati da sciogliere della storia contemporanea. In questo momento non possiamo fare altro che unirci al “grido” delle Nazioni Unite di cessare immediatamente gli spari”.