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Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, ci impone una seria riflessione. La richiede alle Associazioni, la pretende dalle Istituzioni e dalla politica, la risveglia in ognuno di noi che assiste ad una mattanza continua ed inesorabile nel peggiore dei casi, ma si confronta anche quotidianamente con abusi e sopraffazioni ad ogni livello ed in ogni campo.

Come già evidenziato dal Coppem, durante i momenti di confronto organizzati con esperte/i di genere, la violenza contro le donne non solo rappresenta un ostacolo alla costruzione di società inclusive e sostenibili, ma la pandemia con le restrizioni, l’isolamento sociale e l’insicurezza economica, ha segnato un preoccupante aumento di casi di maltrattamenti sulle donne.

Secondo le segnalazioni raccolte dalle Divisioni anticrimine delle questure, in Italia, sono 89 al giorno i casi di violenza di genere, il cui 62% sono maltrattamenti in famiglia, mentre nei casi di femminicidio il 72% è ad opera di partner o ex partner.

E ancora, secondo i dati di UNWOMEN, a livello mondiale, circa 736 milioni di donne, quasi 1 su 3, hanno subito violenza dai propri partner, violenza sessuale da estranei o entrambe almeno una volta nella vita. Da queste cifre sono escluse le molestie sessuali.

Negli ultimi anni, 155 paesi hanno approvato una legislazione sulla violenza domestica e 140 possiedono già un pacchetto di leggi contro le molestie sessuali sul posto di lavoro. In Italia, di recente, è stata approvata la legge sulla parità retributiva tra uomini e donne, punto di partenza di un pacchetto ben più strutturato e corposo di norme. Tuttavia, anche quando esistono, non è detto che ovunque e sempre le leggi vengano attuate e applicate. Così come spesso avviene con i trattati internazionali, basti pensare alla Convenzione di Istanbul che ha subito la dolorosa defezione della Turchia.

Il Coppem si muove su più direttrici. Da una parte, la convinzione che il problema sia principalmente culturale, ci ha portato a sviluppare una serie di iniziative sulla piattaforma Conferenza sul futuro dell’Europa, come il webinar “La violenza delle parole. Le conseguenze degli stereotipi sessisti nel linguaggio giornalistico” tema tristemente attuale, soprattutto in questo periodo storico.

Dall’altra, la necessità di un confronto serrato e deciso con i territori, ci ha spinto all’organizzazione del Convegno “Carta euromediterranea per l’uguaglianza tra donne e uomini nella vita locale. Donne nel mondo del lavoro: riflessioni sul Futuro dell’Europa”, in collaborazione con il DAE e la Fidapa- Distretto Sicilia. L’evento è stato occasione di rilancio della nostra Carta Euromed, già sottoscritta da una cinquantina tra associazioni e Comuni, che racchiude principi e raccomandazioni sulle politiche di genere, declinati in articoli, che possono facilmente essere adottati dalle Autorità locali e regionali.

Per potere incidere fattivamente su questo panorama, è doverosa un’assunzione di responsabilità collettiva.

La Giornata internazionale contro la violenza di genere per il COPPEM significa ricordare che le donne devono essere al centro del cambiamento, ed è per questa ambita centralità che si impegna istituzionalmente con la consapevolezza che il punto cardine della questione sta nella prevenzione, quindi coinvolgendo scuole e università e aprendosi alla collaborazione con tutte le associazioni, i centri antiviolenza e i soggetti che si occupano di politiche e violenze di genere.