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I Ministri degli Esteri dell’Unione per il Mediterraneo  all’8° Forum regionale dell’UpM a Barcellona
Foto: UpM https://ufmsecretariat.org/

Israele grande assente all’ottavo Forum Regionale dell’Unione per il Mediterraneo, vertice dei Ministri degli Affari Esteri della Regione Euro-Mediterranea riuniti ieri, 27 novembre, a Barcellona in Spagna, per discutere la situazione critica a Gaza, dove una fragile pausa nei combattimenti sta per scadere. Un’assenza notevole quella di Israele che ha deciso di non inviare alcun rappresentante a causa del cambiamento dell’ordine del giorno originale annunciando qualche giorno prima di lasciare il posto vuoto ritenendolo un rischio, quasi una trappola, contro il governo di Benjamin Netanyahu.  

Una decisione che ha rammaricato il capo della politica estera dell’UE, Josep Borrell, che a chiare note aveva riferito che il Forum non era un complotto contro Israele. e il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, presidenti del vertice che ha riunito 42 delegazioni provenienti dall’Europa, dal Medio Oriente e dal Nord Africa,

Dall’incontro, nessuna dichiarazione congiunta, parole dure contro il “disprezzo del diritto umanitario” mostrato da Tel Aviv e la consapevolezza di quasi tutti i partecipanti sulla necessità di una soluzione per i due Stati che non passa solo attraverso pause limitate dei combattimenti. “L’accordo sulla tregua e il rilascio di ostaggi è un primo step importante, ma molto di più è necessario per alleviare la situazione a Gaza e trovare una via d’uscita alla crisi attuale — ha sottolineato Borrell in apertura del Forum — le pause dovrebbero essere estese per renderle sostenibili e durevoli mentre si lavora a una soluzione politica. II diritto umanitario si applica per tutti, sempre e senza eccezioni, il numero di vittime civili è altamente sproporzionato”.

Presente anche il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Riyad al Maliki. che ha avuto l’opportunità di denunciare l’orrore degli attacchi nella Striscia di Gaza. “Dobbiamo trovare il modo di esercitare la pressione necessaria affinché il governo israeliano non continui a uccidere persone innocenti — ha detto Riyad al-Maliki — qualsiasi ripresa della guerra da parte di Israele porterebbe rapidamente a ulteriori morti in un conflitto che ha ucciso più di 14.000 persone, la stragrande maggioranza delle quali palestinesi”. Dichiarazione sostenuta da Borrell che ha ribadito la sua condanna all’attacco di Hamas, invitando allo stesso tempo Israele a porre fine definitivamente al suo attacco, che secondo lui è costato la vita a oltre 5.000 bambini. “Non ci sarà pace e sicurezza per Israele senza uno Stato palestinese — ha ribattuto l’Alto funzionario della politica estera dell’UE — un orrore non può giustificare un altro orrore, la pace tra Israele e Palestina è diventata un imperativo strategico per l’intera comunità euro-mediterranea e non solo”.

Sul riconoscimento dello Stato palestinese come diritto e soluzione del conflitto, d’accordo anche il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi che alla vigilia del Forum Regionale dell’Unione per il Mediterraneo, aveva riferito all’Associated Press che si augurava che i colloqui potessero “colmare il divario” tra i paesi arabi ed europei, esortando i ministri presenti all’incontro a sostenere una soluzione che riconosca lo Stato palestinese. “Amici miei, l’Europa ha un ruolo cruciale da svolgere. La soluzione dei due Stati non può rimanere solo un argomento di discussione”, ha detto Safadi.

Intanto l’UE spinge per una soluzione dei due Stati, unica “soluzione praticabile”, secondo Borrell. “Uno Stato palestinese a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est è la migliore e l’unica garanzia a lungo termine per la sicurezza di Israele — ha spiegato il capo della diplomazia europea, sottolineando che — la regione non potrebbe sopravvivere a un’altra nakba, e le conseguenze sarebbero molto peggiori di quelle che abbiamo visto. La posta in gioco per tutti noi è troppo alta — ha aggiunto ancora Borrell — la stabilità regionale, la sicurezza interna, la coesione e l’apertura delle nostre società, la credibilità dell’ordine basato sulle regole, la nostra capacità collettiva di cooperare per affrontare le sfide comuni, dal terrorismo alla migrazione irregolare”.

Una soluzione dei due Stati, dunque, che chiede imminenti elezioni dell’Autorità Palestinese affinché acquisisca legittimità. L’Autorità palestinese deve tenere elezioni e migliorare il suo funzionamento, ma è l’unica “soluzione praticabile” per la futura leadership di Gaza, attualmente guidata dagli islamici di Hamas, per evitare un vuoto di potere — ha detto Borrell — nella storia dei conflitti più gravi, c’è sempre un momento in cui l’oscurità della situazione non può che condurre ad un orizzonte di pace. Sono convinto che, al di là degli shock e delle emozioni, entrambi i popoli siano impegnati per la pace. Hamas è più di una semplice organizzazione… è un’idea, un’ideologia. E non puoi uccidere un’idea se non puoi dimostrare di averne una migliore. Per sconfiggere l’ideologia di Hamas, i palestinesi hanno bisogno di una prospettiva politica credibile per la creazione di uno Stato, poiché entrambi hanno diritti uguali e legittimi sulla terra, dovranno condividerla. Dobbiamo aiutarli a trovare un accordo su questo punto. Da soli non saranno in grado di farlo”.